mercoledì 22 aprile 2015

Maestro Giuseppe Di Nunno

Il Venerdì Santo la storia e la fede rivivono la memoria della Crocifissione di Gesù di Nazareth e la Chiesa Cattolica celebra il mistero salvifico della Crocifissione del Figlio di Dio.

Nel silenzio, che un tempo avvolgeva anche la comunità civile nelle trasmissioni della radio, nella chiusura delle sale cinematografiche, anche la Chiesa legava le funi alle campane, i cui rintocchi tacevano, come oggi, nella fede e nella pietà popolare.

In sostituzione dei Sacri Bronzi veniva usata, ieri come oggi, la Troccola, strumento liturgico sacro, campana di legno e di ferro, come riporta la cultura dell’Italia meridionale fino alla Sicilia, alla Sardegna, alle Marche, al Veneto.
In provincia di Enna nel Venerdì Santo dicono che “lu Venniri è di lignu la campana”.

La Troccola è una tavoletta di legno, composta da maniglie di ferro che ruotando in senso alternato con l’impugnatura della mano, sbatte su chiodi di ferro infissi nel legno, producendo un suono stridente, un crepitio, che rievoca i colpi di ferro sui chiodi infissi nel legno sacro della Croce di Gesù, “quando si fece buio su tutta la terra… e la terra si scosse” (Matteo, cap. 27, v. 45 e 51).

La radice etimologica del termine risale al greco τροχός (trokòs), “ruota”, allo strumento latino Crotalum, composto da due valve di legno o ferro e corrisponde nel suono al Crepitaculum di un antico strumento.

Lo strumento medievale cristiano riconduce all’Antichità classica e a strumenti di legno presenti nelle danze religiose, quali il crepitaculum (sonaglio di legno) e il crotalum, (gr. Krotalon), citato nell’appendice virgiliana (Copa).

Il crepitacolo come giocattolo infantile, esistente nel nostro territorio nel ‘900, risale all’Antica Roma del I sec. a. C. e d. C., citato da Marziale negli Epigrammi, al Libro XIV, XIV: “crepitacillum”.

Anche Quintiliano nelle Institutiones, Libro IX, 4, LXVI, descrive il crepitaculum puerile, come strumento a percussione, “ad fletum sedandum”, per sedare il pianto stridente dei bambini.

Il Glossarium Latinitatis del Latino medievale del Du Cange del ‘600, riporta l’origine del nome: “crepitaculum, quod nomen assumpsit a frequenti crepitu, in delitiis puerorum ad fletum sedandum”.

Il “crepitacolo” religioso figura nell’Enciclopedia Cattolica e nel Vocabolario liturgico veneto, associato al nome di bàttola o raganella.

Lo strumento liturgico del Crepitaculum o Matratum ( voce gallica da cui deriva la Matraca spagnola), nelle origni medievali, lo ritroviamo nel Tomo IV del Glossarium Latinitatis del Du Cange del MDCCXXXIII: “tabula lignea quae pluribus malleolis pulsatur, sive ad excitandos fratres in monasteriis, sive ad horas divini Officii indicandas diebus infra hebdomadam sanctam quibus silent campanae” (la tavoletta di legno, che viene battuta da molti martelletti, sia per richiamare i frati nei monasteri, sia per manifestare la Liturgia delle ore dell’Ufficio Divino nei giorni della Settimana Santa, in cui tacciono le campane).

È l’Ufficio delle Tenebre del Giovedì, Venerdì e Sabato santo, in cui la Liturgia prevedeva l’uso dei Crepitacoli: “sit fragor et strepitus aliquantum”.


La denominazione della Troccola evoca quindi la radice onomatopeica del suono, del crepitio, in una cultura molto diffusa in Puglia e nel Tarantino, da dove è stata avviato lo studio di ricerca.

A Taranto infatti, come il altre città, ancora oggi la Processione dei Misteri del Venerdì Santo, che esce dalla Chiesa del Carmelo, riporta la figura dei Troccolanti, i quali, a piedi scalzi, impugnano il sacro strumento facendolo risuonare con lenta andatura e annunciando i segni della Passione di Cristo.

Anche a Canosa di Puglia la Processione dei Misteri del Venerdì Santo ha origine dall’antica Chiesa del Carmelo presso la via dei Carmelitani e la Salita Calvario, nella memoria millenaria di fede e di storia dei monaci Carmelitani del I secolo d.C., i quali uscendo dal monastero del Monte Carmelo percorrevano il monte palestinese fino al Santo Sepolcro, posto ai piedi del monte.

Anche nella Cattedrale di San Sabino di Canosa di Puglia, con la cura di mons. Felice Bacco, si custodisce una Troccola antica, che le mie mani, da bambino, hanno impugnato nel Venerdì Santo.

Usare la Troccola oggi, come avviene in molte Chiese e città, risponde, a nostro avviso, alla Nota pastorale del 1998 sui riti religiosi popolari delle Chiese di Puglia, che richiama la valorizzazione nella pietà popolare dei “segni delle tradizioni popolari”, della “storia e della cultura locale” nell’identità della nostra civiltà, accanto a quel “patrimonio di preghiere, canti e musiche”.

Dal Convento dei Cappuccini di Campobasso, frate Antonio ha confermato l’uso della Troccola nel Venerdì Santo nel Comune di Sant’Elia a Pianisi. E nel Gargano mistico, a Monte Sant’Angelo nella Processione del Cristo Morto del Venerdì Santo la Confraternita di Sant’Antonio Abate della Chiesa di “San Benedetto” , nota per la presenza dei Benedettini, porta la Troccola: come attesta il Priore Ernesto Scarabino : “sono due troccole secolari di diversa lunghezza e quindi con due tonalità diverse”.

Così anche a San Giovanni Rotondo il Rev.ndo don Giovanni Ercolino della Chiesa di Sant’Onofrio (XIII sec.) ci attesta: “quaranta anni fa quando sono venuto a San Giovanni si usava la Troccola nella Liturgia del Mattino per l’Ufficio delle Tenebre”.

A Gallipoli in Puglia, i Troccolanti col saio rosso portano la Troccola “un povero strumento che scandisce le ore più toccanti della liturgia cristiana”.
Anche in provincia di Treviso, a Salvatronda di Castelfranco Veneto, il parente di famiglia Amedeo attesta: “quando ero bambino, la usavamo nel Venerdì Santo, con il nome di racoéta” e don Mauro Simeoni, Parroco della Chiesa Madre di Salvatronda, con il laico Maurizio Sbrissa, ci mostra la grande “racoèta” datata nell’800, usanta ancora oggi.

Lo stesso prof. Giacinto Cecchetto ci conferma l’uso di tavolette di legno con impugnatura, nel territorio, a Castelfranco Veneto.

Nella stessa cara Pederobba (TV), il caro prof. Agostino Vendramin, già Assessore alla Cultura, mi riferisce dell’esistenza in passato della “raganella”, di questo “strumento di legno, che faceva un gran crepitio nella notte del Venerdì Santo”.

La versione della raganella ( o racanella) è la ruota dentata su cui scorre un lamella di legno, presente anche a Canosa nella bottega del falegname Sabino Morea. La raganella, trae il nome onomatopeico dal gracidare della ‘ranocchia’ (ragana) di colore verde, e ritroviamo il lemma nel Vocabolario della Lingua Italia, già compilato dagli Accademici della Crusca di Firenze, nell’Edizione del1838, alla pagina 726 decifrata gentilmente da Francesca Carletti, della Biblioteca dell’Accademia della Crusca: “Raganella, chiamano i fanciulli uno Strumento fatto di canne con una girella, colla quale suonano in Chiesa la Settimana santa, quando si fanno le tenebre”.

La Troccola figura come tavoletta in Puglia a Taranto con i Troccolanti a piedi scalzi, sul Gargano mistico a Monte Sant’Angelo, con i Troccolanti col saio rosso a Gallipoli (Lecce), a Siracusa in Sicilia, a Belvedere Marittimo (Cosenza) con il nome di “maschitto”, nell’Alto Sannio del Molise, nelle Marche a Belvedere Ostrense, nella Lombardia, a Mantova con il nome di ‘bàttola’, nel Veneto con la “ràcola” nella Cattedrale di Vittorio Veneto (TV) o “racolèta” nella Marca Trevigiana; nel Veneto, in provincia di Belluno, lo strumento figura con il nome di “bàttola”, a Pieve di Livinallongo, come attesta l’Archivista del Museo comunale.

Ma la Troccola figura ancora oggi anche… in Hallschlag, nella Germania meridionale con il nome di Ratschen (cricchetto) nel giorno del Karfreitag (Venerdì Santo), portata dai bambini per strada.

E la Troccola del Venerdì Santo, strumento liturgico in uso in Italia, è presente anche nella Spagna (en todos le iglesias catolicas) e nelle Chiese del Messico, sotto il nome di Matraca, che viene portata mano a tavoletta o diventa monumentale nei campanili delle Cattedrali di Spagna, come a Santiago de Compostela, e del Messico, come a Morelia.

La ricerca con la riscoperta è stata guidata all’inizio dal padre spagnolo Redentorista Emilio Lage dell’Accademia Alfonsiana di Roma.

Il nostro Parroco don Peppino Balice, nella radice evangelica, l’ha presentata come Catechesi, leggendo il testo sacro “si fece buio sum tutta la terra, …e la terra si scosse”. Il giovane Parroco don Sabino Lattanzio dell’antica Chiesa di San Giacomo in Barletta, la usa in Chiesa nel Giovedì Santo al termine dell’adorazione dell’Eucarestia. Dalla Spagna, dalla Cattedrale di San Pablo Apostol de Saragosa ci hanno inviato un messaggio di comunione. In Messico l’arcivescovo della Cattedrale de Morelia, Arzobispo Alberto Suarez Inda, ha presentato la matraca monumentale nel Campanile nel Venerdì Santo del 2013: “…e su quel povero legno “austero”, si esprimerebbero i nostri dolori e si dissolverebbero, con i mei, oltre la nostra terra, ad annunciare “l’alto grido” quando spirò “l’uomo dei dolori che ben conosce il patire”.

Se lo strumento di legno (de madera) fosse proposto e portato nelle processioni della Diocesi di Roma, nell’Urbe del cuore della cristianità, lo riconoscerebbero nelle Chiese dell’Italia Meridionale e Centrale e nel Veneto, nelle Chiese della Spagna (en todos le iglesias catolicas), fino al lontano confine del Messico e del Brasile, in una comunione ecclesiale, culturale ed educativa.

E la riconoscerebbero anche i quattro Scout del Brasile, della Via Crucis a Rio de Janeiro del 26 luglio 2013, nella G.M.G. alla presenza di Papa Francesco. Lo attesta la foto dell’Archivio dell’Osservatore Romano.

Così a Canosa di Puglia, nella Processione del Venerdì Santo, dalla Chiesa della B. V. del Carmelo, gli Scout precedono il rito con la sacraTroccola, nelle comuni radici cristiane d’Italia, d’Europa e del Sud America.

In alcuni ambienti è scomparso questo strumento sacro rituale del Venerdì Santo, perché logorato dal tempo e ritenuto “cosa vecchia”, da Museo, se non da gettare, mentre in molte parti è stato ristruttorato. A volte è stato accantonato e ritenuto ‘folcloristico’, ‘medievale’, in quanto svuotato della radice spirituale ed evangelica dell’ora più santa della storia, “quando si fece buio su tutta la terra… e la terra si scosse” (Matteo, cap. 27, v. 45 e 51). Occorre quindi rivitalizzare la sua funzione catechistica, diffondendo lo scuotimento del Golgota all’ora nona, come dice il Vangelo e nel cammino del Venerdì Santo.

Lo spirito di oggi, immerso in tanti rumori, ha bisogno, nel silenzio sacro del Venerdì Santo, di percepire lo scuotimento della terra nella Crocifisione e Morte di Gesù.

Il rischio di svuotare di storia e di fede i rintocchi di legno del Venerdì Santo, può accadere anche ai simulacri della cristianità, ma questo non deve portare a farli scomparire, quali segni di spiritualità, di storia, di fede.

É un suono che scuote l’udito e lo spirito umano, nel dolore, ma nella fede del suono di gloria della Pasqua, perché “Gesù Cristo ha vinto la morte… ed è RISORTO!” (seconda lettera dell’Apostolo Paolo a Timoteo, v. 10).

Anche Papa Francesco ricorda da bambino il Mistero del Crocifisso, quando sua nonna lo accompagnava alla Processione delle Candele del Venerdì Santo: ci faceva inginocchiare davanti al Cristo giacente, dicendo a noi bambini, "guardate è morto, ma domani sarà risorto!".

Questi nonni ci consegnano oggi, nelle mani, i rintocchi sacri del Venerdì Santo.


Il crepitacolo, quasi un big bang del Golgota, continua a rievocare: “si fece buio su tutta la terra… e la terra si scosse”, mentre gli uomini si inginocchiano ai piedi della Tua Croce, o Signore.