lunedì 23 novembre 2015

Antonino Russo

“Senza musica la vita sarebbe un errore.” scriveva Nietzsche.

La sinfonia che lega gli elementi del creato, è quella che traspare nel libro della Genesi: è una melodia d’amore quella con cui Dio crea tutte le cose.

La Santa protettrice dei musicisti è Santa Cecilia. Il motivo sta nel fatto che, nella sua Passio, si narra che il giorno delle nozze la Santa cantava nel suo cuore: «conserva o Signore immacolati il mio cuore e il mio corpo, affinché non resti confusa».

Non si hanno notizie relative al fatto che suonasse uno strumento e mentre nel primo medioevo Cecilia è sempre e soltanto accompagnata dai simboli del martirio (una palma o una corona) solo a partire dal XV secolo viene raffigurata con uno strumento, in genere un organo portativo.

Cecilia era una Nobildonna romana che visse fra il II e III secolo. Benefattrice dei Pontefici e fondatrice di una delle prime chiese di Roma, venne iscritta al canone della Messa all’inizio del VI secolo quando nacque il suo culto.


Sposò il nobile Valeriano al quale confidò il suo voto di castità. Valeriano si convertì al Cristianesimo (Cecilia aveva un carisma particolare nella conversione del prossimo) e la prima notte di nozze ricevette il Battesimo da papa Urbano I.

Nel pieno delle persecuzioni cristiane, le autorità romane catturarono San Valeriano, che venne torturato e decapitato mentre per Cecilia fu ordinato di bruciarla: dopo un giorno e una notte, il fuoco non la molestò.

Decisero allora di decapitarla: fu colpita tre volte, ma non morì subito e agonizzò tre giorni.

Molti cristiani che lei aveva convertito, andarono a bagnare dei lini nel suo sangue mentre la Santa continuava a fortificarli nella Fede. Quando la martire morì, papa Urbano I, sua guida spirituale, con i suoi diaconi, prese di notte il corpo e lo seppellì in quella che sarà la “Cripta dei Papi” nella quale furono deposti tutti gli altri pontefici di quello stesso secolo. La casa della famiglia Caecilii divenne una Chiesa.

Il 22 novembre è ritenuto il dies natalis della Santa ma alcune fonti storiche (come il Martirologio geronimiano del V secolo) ritengono che questa non sia la data della morte o della sepoltura, ma della dedicazione della sua chiesa.

Nell’821 le sue spoglie furono traslate da papa Pasquale I nella Basilica di Santa Cecilia in Trastevere e nel 1599, durante i restauri, ordinati dal cardinale Paolo Emilio Sfondrati in occasione dell’imminente Giubileo del 1600, venne ritrovato un sarcofago con il corpo della martire che sorprendentemente fu trovato in un ottimo stato di conservazione.

Il Cardinale commissionò allo scultore Stefano Maderno una statua che riproducesse quanto più fedelmente l’aspetto e la posizione del corpo di santa Cecilia, così com’era stato ritrovato, con la testa girata a tre quarti a causa della decapitazione e con le dita della mano destra che indicano tre (la Trinità) e della mano sinistra uno (l’Unità); questo capolavoro di marmo si trova sotto l’altare centrale di Santa Cecilia.
Nel XIX secolo sorse il cosiddetto Movimento Ceciliano, diffuso in Italia, Francia e Germania. Vi aderirono musicisti, liturgisti e studiosi, che intendevano restituire onore alla musica liturgica sottraendola all’influsso del melodramma e della musica popolare e dando vita alle varie Scholae cantorum.

Un augurio a tutti i tarantini che con questa giornata iniziano il loro cammino verso il Natale e un augurio particolare al Confratello ed amico Alessandro Carucci e a sua moglie per il primo onomastico della loro splendida bambina.