mercoledì 3 maggio 2017

Benedetto M.Mainini

Sin dalla sua venuta a Taranto, San Cataldo fu venerato come padre e protettore della nostra città. Dopo la sua morte si persero le tracce del suo sepolcro, ritrovato, come è noto, durante la ricostruzione della Cattedrale; il Berlingerio, filosofo, letterato e storiografo, nato e vissuto a Taranto nel XII secolo, scrisse una cronaca, “Vita et historia inventionis corporis S. Cataldi”, nella quale narra il miracoloso rinvenimento del corpo del Santo, nel 1071, riconosciuto da una crocetta aurea recante il nome del Santo. Il Berlingerio venne chiamato a Palermo dal re Guglielmo il Malo per la traduzione di un'opera greca. Qui, ammalatosi gravemente, volle essere portato a Taranto sulla tomba di S. Cataldo per ottenere la guarigione, cosa che avvenne. Per ringraziare il Santo scrisse la cronaca perché tutti gli uomini conoscessero la gloria e le gesta del glorioso San Cataldo.

Dopo il rinvenimento del corpo, tanti furono i miracoli avvenuti: una donna gravemente ammalata alle braccia riacquista l'uso delle stesse; un piccolo paralitico di Benevento torna a camminare; una donna sordomuta dormì una notte intera sulla tomba del santo e al mattino iniziò a parlare e a sentire. Per questo motivo si decise di onorare il Patrono con una cappella decorosa e con un sarcofago in argento. Fu così che nel 1151, ai tempi dell'arcivescovo Girardo, le ossa furono sistemate in una cassa d'argento e situate in una nuova cappella, il vestibolo dell'attuale cappellone.


Qualche secolo dopo, nel 1346, quando era vescovo di Taranto Ruggero Capitignano Taurisano, fu rinvenuta un'altra reliquia del Santo: la lingua, ritrovata casualmente in un reliquiario che conteneva il braccio. Fu in questa occasione che il Vescovo decise di fondere la cassa d'argento che conteneva i resti di S. Cataldo e, con lo stesso argento, fece costruire un mezzo busto.

Sii giunge così al 1465, anno in cui una terribile pestilenza colpì Taranto, la fine della peste si attribuì all'intercessione di S. Cataldo per cui, su iniziativa del sindaco di allora, Troilo Protontino, e col beneplacito dell'Arcivescovo Marino II Orsini, fu modificato il precedente simulacro, aggiungendo il corpo. In realtà gli esiti di questa operazione non furono ottimali: infatti si notava tanto che il corpo era stato “aggiunto” e la statua non mostrava la sua naturalezza . Ma tant'è...

Altre date da ricordare: nel 1580 l'arcivescovo Mons. Brancaccio, noto per le sue “visite” alle chiese di Taranto, fece sostituire la mitria e il pastorale; nel 1637 Mons. Tommaso Caracciolo fece aggiungere la base d'argento per dare slancio al simulacro; nel 1804 Mons. Capecelatro sostituì la base con l'attuale, con i riporti e le cornici di rame dorato.

Finalmente nel 1892, sotto Mons. Pietro Alfonso Jorio, si decise di fare una nuova statua di San Cataldo, fu data commissione al famoso orafo napoletano cav. Vincenzo Catello, dell'istituto Casanova, che fuse un simulacro “perfettissimo in arte, eseguito con la massima precisione per cesellatura e scultura e da non potersi far di meglio”. Questo il giudizio di una commissione di tre artisti, tra i quali il nostro Francesco Bruno, che il 27 aprile del 1892 avevano redatto un verbale del lavoro svolto dal Catello. La statua, che molti di noi ricordano, in realtà era bellissima; ma il popolo, che è buon conservatore, restò sorpreso, e a ragione, perchè della statua antica si sarebbe dovuto conservare almeno la testa, come per fortuna furono sottratti alla fusione il pastorale e la mitria. Il perchè è presto detto: quell'argento, con cui il Catello fuse la nuova statua, era l'argento di quella cassa che, nel 1151, l'arcivescovo Girardo fece deporre i resti di S. Cataldo. Comunque la nuova statua era fatta con quell'argento. Detto fra noi, decisamente la nuova statua di S. Cataldo era un vero capolavoro (quella antica si può osservare, copia in legno, sul soffitto della cattedrale: forme rigide, senza movimenti!). Ma almeno la testa si sarebbe potuta conservare: in hoc non laudo!

Un'altra statua di S. Cataldo fu innalzata nel porto mercantile dal comitato delle feste patronali, per iniziativa del presidente, Comm. Alfredo Colucci; l'inaugurazione di quest'opera d'arte, dovuta al nostro concittadino lo scultore Francesco De Rosa, fu compiuta dall'arcivescovo Mons. Ferdinando Bernardi il 1° giugno 1937. Ai piedi della statua, alta 5 metri e posta su una base alta 9 metri, fu collocata una lapide dettata dal Criscuolo: “L'occhio fisso in Dio, la mente contro l'ira dei nembi. Per la salute dei naviganti. Il cuore per la mia città. Splendida di fede e di gloria”.

Venerdì 2 dicembre 1983: questa data resta segnata nella mente dei cataldiani. “S'anne arrubbate Sande Catavete!” fu la voce che corse per tutta la città. All'apertura della chiesa, il sacrestano Nicolino Insogna si accorge del furto: nel giro di pochi minuti la notizia si diffuse. Tante indagini, ma del nostro S. Cataldo niente, forse ridotto in lingotti! Ma la città non poteva rimanere senza il suo Patrono: Mons. Motolese commissionò una nuova statua affidando il lavoro al Prof. Orazio Del Monaco di Grottaglie. La statua viene consegnata ai Tarentini il 4 settembre 1984 e l'8 settembre successivo viene portata trionfalmente in processione partendo dalla Rotonda.

Ma anche questa statua ebbe vita breve: era troppo pesante e ogni volta che doveva essere imbarcata sulla motonave della Marina Militare per la processione a mare, si doveva assistere all'indecoroso spettacolo di una gru che issava S. Cataldo a bordo. Fu così che, col beneplacito di Mons. Benigno Luigi Papa, si decise di fare una ennesima statua. Accertata l'impossibilità di far eseguire il lavoro alla ditta Catello di Napoli, la scelta cadde sulla Bottega d'arte dell'artista Virgilio Mortet, di Oriolo Romano in provincia di Viterbo. Finalmente il 4 maggio 2003, a bordo della nave Tremiti della Marina Militare, il nuovo S. Cataldo fa il suo ingresso a Taranto, come da tradizione, dal mare, lo sbarco avviene al Castello Aragonese. Il consenso per questo nuovo S. Cataldo è pressocchè unanime: tutti rivedono molte somiglianze con il simulacro rubato nel 1983: il Santo è proteso verso la città che benedice, il volto sereno, quasi sorridente, gli occhi al cielo. È proprio una bel S. Cataldo!

ph. Luigi Secondo